Archive for the ‘ Citazioni ’ Category

Citazioni: La barriera

La macchina fotografica rappresenta una sorta di barriera tra me e la realtà.

E quando devo affrontare qualcosa di particolarmente spiacevole, come ad esempio il mio infarto e la lenta riabilitazione in ospedale a NewYork nel 1971, il fatto di scattare foto mi aiuta molto.

Quando June ha dovuto subire questa complicata operazione nel 1982, mi accorsi di riuscire ad affrontare lei e il modo in cui il suo corpo si stava trasformando con molta più prontezza e coraggio ponendo una macchina fotografica tra i miei occhi e quelli di June.

E’ sempre stato così e penso, ad esempio, che un fotografo di guerra non riuscirebbe ad affrontare il sangue e la battaglia senza una macchina fotografica tra sè e gli orrori che riprende.

La macchina fotografica era un muro tra me e il dolore degli altri, altrimenti insopportabile…”

Da: Helmut Newton. Autobiografia. Contrasto, Roma 2004.

Citazioni: In posa

Puo capitare che io sia guardato senza che lo sappia, e anche di questo non possoa parlare, dal momento che ho deciso di prendere per guida la coscienza del mio turbamento.

Molto spesso però (troppo, per i miei gusti), sono stato fotografato sapendo che lo ero.

Orbene, non appena io mi sento guardato dall’obbietivo, tutto cambia: mi  metto in un atteggiamento di “posa”, mi fabbrico istantaneamente un altro corpo, mi trasformo anticipatamente in immagine.

Questa trasformazione è attiva: io sento che la fotografia crea o mortifica a suo piacimento il mio corpo…

Da: Roland Barthes. La Camera Chiara. Nota sulla fotografia. PBE, Torino 1980.

Citazioni: Lo specchio

A me guardare nello specchio induce un senso di meraviglia.

Mi dico: Ma chi è?!?

E così ho cominciato a fotografare me stesso e ho scoperto che riuscivo a vedere parti di me che non avevo mai visto prima.

Siccome mi trovo davanti al mio volto allo specchio, so abbastanza bene com’è. Quando vedo un aspetto a cui non sono abituato, lo trovo peculiare…

Per cui fotografare me stesso e scoprire territori sconosciuti del mio sè in superficie genera un interessante confronto psicologico…”

Da: Lucas Samaras. The Apocaliptic Disguises of Lucas Samaras. ARTnews N°75, aprile 1976.

Citazioni: Foto ricordo

Quando ero ragazzo, la mia famiglia dava grande importanza alle nostre foto ricordo.

Le pianificavamo, ne facevamo la regia. Ci vestivamo bene, posavamo davanti a macchine costose, a case che non ci appartenevano, prendevamo in prestito cani.

Di recente ho contato undici cani diversi presi in prestito per le fotografie di un solo anno nel nostro album di famiglia.

Ed eravamo invariabilmente sorridenti.

Tutte le nostre foto di famiglia erano costruite in qualche modo come un’enorme bugia su ciò che eravamo.

Ma rivelavano la verità su ciò che avremmo voluto essere…”

Da: Richard Avedon. An autobiography. Random House/Eastman Kodak, New York 1993.

Citazioni: Visual lifelines

“…Inizia con il raccogliere il maggior numero possibile di fotografie che ti raffigurano. Fai il giro dei familiari e fotocopia quelle di cui non ti daranno gli originali.

Ordinale cronologicamente per anno di produzione e poi mettile in fila. Tutte in fila a formare un’unica linea sul pavimento. Quelle che appartengono allo stesso anno possono essere messe una sopra l’altra a formare un mazzo. Non preoccuparti di quelle che mancano.

Fatto questo, inizia a  lavorarci su,  scrivendo per prima cosa l’anno di produzione su un pezzetto di carta che metterai sotto ogni fotografia (o sotto ogni mazzo) della fila. E poi estrai per ogni anno la fotografia che, secondo te, meglio lo rappresenta e metti da parte le altre.

Alla fine ti troverai di fronte ad una selezione di immagini che rappresentano la tua vita in un modo che non avevi mai pensato di guardare in questi termini…”

Da: Jo Spence, Joan Solomon. What Can A Woman Do With A Camera? Scarlet Press, London 1995.

Citazioni: Uno Nessuno e Centomila

“Mia moglie sorrise e disse:
‐ Credevo ti guardassi da che parte ti pende.
Mi voltai coma un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
‐ Mi pende? A me? Il naso?
E mia moglie, placidamente:
‐ Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.
Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello,
almeno molto decente. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi
stizzì come un immeritato castigo.
[…]
E io non lo sapevo e, non sapendolo, credevo d’esser per tutti un Moscarda col naso
dritto, mentr’ero invece per tutti un Moscarda col naso storto.
Mi si fissò il pensiero che io non ero per gli altri quello che finora, dentro di me,
m’ero figurato d’essere.
[…]
Ma ora pensavo:
«E gli altri? Gli altri non sono mica dentro di me. Per gli altri che guardano da fuori,
le mie idee, i miei sentimenti hanno un naso. Il mio naso. E hanno un paio d’occhi, i
miei occhi, ch’io non vedo e ch’essi vedono. Che relazione c’è tra le mie idee e il mio
naso? Per me, nessuna. […] ma gli altri? gli altri che non possono vedere dentro di me
e vedono da fuori il mio naso? Per gli altri le mie idee e il mio naso hanno tanta
relazione».
[…]
Non potevo, vivendo, rappresentarmi a me stesso negli atti della mia vita;
vedermi come gli altri mi vedevano; pormi davanti il mio corpo e vederlo vivere come
quello d’un altro. Quando mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un
arresto in me; ogni spontaneità era finita, ogni mio gesto appariva a me stesso fittizio o
rifatto…”

Da: Luigi Pirandello. Uno Nessuno e Centomila. Einaudi, Torino 2005.

Citazioni: L’avventura di un fotografo

Perchè una volta che avete cominciato – predicava – non c’è nessuna ragione che vi fermiate. Il passo tra le realtà che viene fotografata in quanto bella e la realtà che ci appare bella in quanto è stata fotografata è brevissimo.

Se fotografate Pierluca mentre fa il castello di sabbia, non c’è ragione di non fotografarlo mentre piange perchè il castello è crollato e poi mentre la bambinaia lo consola facendogli trovare in mezzo alla sabbia un guscio di conchiglia.

Basta che cominciate a dire di qualcosa: “Ah, che bello, bisognerebbe proprio fotografarlo!” e già siete sul terreno di chi pensa che tutto ciò che non è fotografato è perduto, che è come se non fosse mai esistito, e che quindi per vivere veramente bisogna fotografare quanto più si può e per fotografare quanto più si può bisogna: o vivere in modo quanto più fotografabile possibile, oppure considerare fotografabile ogni momento della propria vita.

La prima via porta alla stupidità, la seconda alla pazzia…

Da: Italo Calvino. L’Avventura di Un Fotografo, in: Gli Amori Difficili. Mondadori, Milano 1994.