Teoria: Verità e menzogna negli autoritratti fotografici
Ipotesi: se nessun autoritratto è realmente in grado di racchiudere tutta la complessità di un individuo, allora ogni autortratto è necessariamente una finzione?
In altri termini: un autoritratto è una constatazione, o un’illustrazione dell’individuo che vi è raffigurato? E’ pertanto la raffigurazione di una verità, o la raffigurazione di una menzogna?
A questa domanda, che mi viene spesso rivolta nel corso di seminari, io di solito rispondo in modo molto pratico. Un autoritratto è vero quanto lo è una verità giudiziaria. Possiamo essere d’accordo oppure no, ma è semplicemente così.
Quando parliamo di autoritratti è importante rendersi conto che questi raffigurano sempre e comunque una realtà, prima ancora che una verità.
Se dunque in quel momento l’occhio della macchina fotografica ha fotografato quella realtà, che importanza ha il mettersi a discutere sulla veridicità dell’immagine?
Gli specchi dicono forse la verità? Gli specchi si limitano a rirpodurre ciò che in essi si riflette, e comunque in uno specchio ciascuno di noi vedrà solo ciò che vuole vedere, cancellando percettivamente tutto il resto. E non a caso, definiamo l’autoritratto: uno specchio dell’Io.
Se vogliamo lavorare con gli autoritratti chiediamoci dunque come possiamo utilizzare, a scopo di crescita personale, quelle realtà che vediamo raffigurate nelle immagini senza preoccuparci tanto del fatto che quelle immagini siano veritiere oppure no.